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Notes from Outside

1.000 km con la famiglia lungo il South West Coast Path

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1.000 km con la famiglia lungo il South West Coast Path

Notes from Outside
/Numero 17

1.000 km con la famiglia lungo il South West Coast Path

Josh Barnett
/8 minuti di lettura

Un’escursione di oltre 1.000 km riserva sicuramente momenti difficili – un po’ come fare i genitori di un/a bambino/a piccolo/a. Ma cosa succede quando si combinano le due cose in un'odissea escursionistica famigliare di 65 giorni, perdipiù nel bel mezzo di un'ondata di caldo eccezionale condita con la tipica pioggia britannica? Succede che si ottiene una bella storia, tutta da gustare nel numero di questo mese di Notes from Outside.

Catherine

Editor – Notes from Outside

Era il 19 giugno 2019 quando Freya e io abbiamo raggiunto il porto di Robin Hood's Bay, così stravolti da non poter fare un solo passo in più. Avevamo appena concluso il percorso coast-to-coast di Wainwright: quasi tre settimane e oltre 300 chilometri di cammino su alcuni dei terreni più difficili dell'Inghilterra settentrionale. Il tutto insieme a Ira, la nostra figlia di sette mesi infilata nel marsupio di Freya, e il kit da campeggio per tre persone infilato nel mio zaino. Questa esperienza ci ha dato la carica, ma non vedevamo l’ora di raggiungere il traguardo per riposare (e per riacquistare la sensibilità degli alluci). Due anni dopo eravamo impazienti di caricarci di nuovo gli zaini in spalla e di partire per un'altra avventura.

Con oltre 1.000 km, il South West Coast Path è il sentiero nazionale più lungo del Regno Unito. Alla maggior parte delle persone servono addirittura anni per percorrerne solo dei tratti, ma alcune centinaia di anime impavide lo percorrono interamente ogni anno impiegandoci in media da sette a otto settimane. Poiché il dislivello da coprire è circa quattro volte quello dell'Everest, è consigliabile un equipaggiamento ultraleggero – che non è esattamente il modo in cui descriverei la mole di una bambina di due anni e mezzo. Al momento della partenza, Ira da sola pesava 12 kg, il doppio rispetto alla nostra avventura coast-to-coast di due anni prima. A pieno carico di cibo e acqua, a Freya e a me spettavano quindi 25 kg a testa sulle spalle.

Una delle sfide più difficili in ogni trekking è la preparazione. Nell'anno precedente Freya aveva pianificato tutto con cura: attrezzatura, punti di rifornimento, tratti pericolosi. Aveva persino campeggiato da sola con Ira a Dartmoor. Io invece non avevo fatto nulla – o meglio: nulla che avesse a che fare con l'escursionismo.

Mi ero dedicato alla costruzione della nostra nuova casa in Cornovaglia, al cambio di sede della mia attività e a progetti arretrati. Il South West Coast Path rappresentava un'occasione per rilassarmi. Forse è per questo che sono partito da Minehead così fiducioso, sulle ali dell'eccitazione che si prova soltanto all'inizio di un viaggio importante come questo. L’idea di avventurarmi verso l’ignoto mi elettrizzava.

Al più tardi quando ci siamo accampati per la prima notte anche il mio infallibile ottimismo ha però iniziato a scricchiolare. Il caldo soffocante della partenza, poi il clima rigido, gli zaini stracarichi e il dislivello affrontato sulle prime colline ci avevano messo alla prova. Mentre ci sistemavamo nei nostri sacchi a pelo,

Freya ed io ci siamo scambiati uno sguardo complice. Avevamo fatto il passo più lungo della gamba?

Una sorta di nervosa energia ci ha accompagnato per tutta la prima settimana, fino a quando la persistente ondata di caldo ci ha costretti a rifugiarci in un campeggio di Woolacombe per qualche giorno. Freya ed io eravamo stati colti da un colpo di calore. Distavamo solamente 80 chilometri da casa: sarebbe bastata una telefonata per tornare e riposare nel nostro letto. Ma c'era ancora troppa avventura davanti a noi per mollare. Il richiamo del sentiero era troppo forte per tirarsi indietro, anche se questo significava qualche giorno di isolamento e difficoltà.

La svolta verso la costa atlantica a Hartland Quay, verso la fine della seconda settimana, ha portato con sé il vento del cambiamento. Per la prima volta dalla partenza spirava una piacevole brezza: un sollievo, anche se purtroppo momentaneo. Ancora non sapevamo che al giugno più caldo di sempre nel Regno Unito sarebbe seguito uno dei luglio più piovosi della storia. Dopo essere stati bruciati dal solleone per quindici giorni, abbiamo quindi dovuto fare i conti con abiti zuppi. E se ciò non bastasse, ci attendeva un’altra prova: stando alle ricerche di Freya, avremmo dovuto affrontare il giorno più difficile del cammino tra Hartland e Bude, la nostra città natale. Fortunatamente le nostre gambe si erano ormai abituate al trail – persino quelle di Ira.

Se fino a quel momento aveva preferito farsi trasportare nello zaino, la nostra piccola ha infatti improvvisamente iniziato a muovere i suoi primi passi da esploratrice. A poco meno di 5 chilometri dal nostro campsite della notte precedente abbiamo dovuto affrontare tre salite brutali – intendo noi tutti, Ira compresa. Da quel momento in poi, ai piedi di ogni salita la sua vocina squillava dallo zaino: “Ira fa la salita!” Era chiaro che nostra figlia voleva partecipare attivamente a questa monumentale sfida fisica che stavamo affrontando insieme. Nonostante ci imponesse un ritmo lento, con conseguente infreddolimento dei muscoli, riuscivo a sentire il calore dell'orgoglio per la determinazione di nostra figlia.

Nel frattempo gli aspri paesaggi della Cornovaglia settentrionale avevano cominciato a scorrere accanto a noi mostrando una bellezza semplice di cui è possibile godere appieno soltanto durante un trekking. Il costante infrangersi delle onde dell'Atlantico sulle scogliere e il suono regolare dei nostri passi battevano un ritmo sincopato lungo questo incredibile sentiero. Sotto il sole l'acqua scintillava dando vita a un'iridescenza magica: come avremmo mai potuto desiderare di essere altrove? Campeggiare sulla spiaggia, lavarsi nell'acqua del mare, ammirare panorami mozzafiato da promontori di granito: ci stavamo vivendo il momento fino in fondo.

Il meteo però continuava a regalarci colpi di scena. Eravamo accampati a Constantine Bay, poco dopo Padstow, quando impetuose raffiche di vento ci hanno svegliato alle 6 del mattino facendo crollare il tetto della nostra tenda – non abbiamo potuto fare a meno di ridere mentre sgusciavo fuori per cercare di fissare a casaccio alcune corde al terreno roccioso. Ira, nel frattempo, dormiva come un sasso. Una settimana dopo è andata in scena un'altra battaglia tra la nostra tenda e la tempesta che infuriava a St Ives. I pali non hanno retto, ma per fortuna siamo riusciti a trovarne un nuovo set online da ritirare a Falmouth, sulla costa meridionale. 

Prima di arrivarci dovevamo però ancora percorrere alcuni dei tratti più selvaggi dell'intero itinerario, superando la punta sudoccidentale dell’Inghilterra fino alle coste meridionali più tropicali. Questo era anche il tratto che eravamo più impazienti di vedere – e non ci ha deluso. Guardare il sole tramontare dietro il Longships Lighthouse, il nostro campsite sopra Sennen Cove, è stata la conclusione perfetta del nostro viaggio verso ovest. La mattina dopo abbiamo attraversato Land's End (il punto più occidentale dell’isola) e, prima di rendercene conto, ci siamo addentrati nella natura incontaminata della penisola di Lizard (il punto più meridionale dell’isola). Acque così limpide da fare invidia al cristallo, palme ondeggianti, una gunnera gigante e persino un banano, baie nascoste e idilliaci porti di pesca: questa era la Cornovaglia che avevamo sempre sognato.

Dopo Falmouth, il resto della Cornovaglia meridionale è passato in rapida successione.

Ora ci sentivamo più di una famiglia di tre persone: eravamo una squadra di trail navigata.

Più veloci, più forti, più organizzati. Ira era a suo agio: camminava regolarmente per 4/5 chilometri al giorno e aveva comunque forze a sufficienza per arrampicarsi sulle rocce, cercare fiori selvatici e inventare nuove storie sul suo drago di peluche (il suo unico lusso portato da casa).

Grazie al passo spedito siamo rapidamente rientrati nel Devon, dopo aver attraversato il confine vicino al fiume Tamar. A questo punto la mia battaglia è diventata psicologica, non perché volessi una tregua dopo oltre 700 chilometri percorsi, ma perché la fine sembrava più vicina che mai e non volevo far calare il sipario su questo incredibile viaggio. Fortunatamente, essendo un'infermiera specializzata in salute mentale, Freya è stata più che in grado di tirarmi fuori da questo stato d'animo. Eravamo ormai vicini a Salcombe, la mecca degli amanti della vela, quando sono tornato in me grazie alle sue sagge parole che mi hanno aiutato ad apprezzare la bellezza dei panorami locali. Sicuramente il viaggio aveva messo a dura prova il nostro rapporto in alcuni momenti, ma il bello del fare un trekking di lunga percorrenza con il proprio o la propria partner sta nel fatto che non esiste altra persona al mondo che possa aiutarti meglio a gestire le difficoltà.

Poche miglia dopo siamo stati colpiti dal fascino storico di Dartmouth dove abbiamo trascorso la maggior parte della giornata oziando nei caffè, mangiando gelato e facendo un giro improvvisato in battello a vapore sul fiume Dart. Il giorno forse più perfetto di tutto il viaggio si è concluso con una notte sull'appartato promontorio di Froward Point, immersi in una foresta di pini e in un'atmosfera da California settentrionale.

La mattina seguente ci siamo svegliati di buon’ora e abbiamo potuto osservare un branco di 16 delfini (il nostro primo avvistamento di tutto il viaggio) che saltavano allegramente tra le onde scintillanti del mare. Ancora oggi faccio fatica a verbalizzare la mia sensazione di quel momento. Forse ho provato quella che è la vera gioia di un trekking: certi momenti sono unici e personali, i loro ricordi quasi eterei.

Man mano che ci spostavamo verso est, le scogliere diventavano più morbide e la loro arenaria rossastra ci guidava verso il confine con il Dorset: l'ultima contea costiera e la nostra vecchia casa prima del trasferimento in Cornovaglia. Avendo ormai accettato il fatto che il nostro viaggio stava per finire, la Jurassic Coast mi ha accolto come un abbraccio familiare e confortante. Le sue colline, un tempo temibili (qualche anno prima le avevamo percorse senza sosta per prepararci al nostro primo trekking), sembravano solo dei semplici dossi dopo oltre 900 chilometri di allenamento fisico e psicologico.

Per assaporare gli ultimi momenti abbiamo rallentato il passo, concedendoci un’ultima notte di campeggio nei pressi delle iconiche Old Harry Rocks, a meno di otto chilometri dal termine del sentiero, ai margini di Poole Harbour. Tolta la copertura della tenda per la pioggia, ci siamo addormentati sotto un cielo stellato e senza nuvole. Ma alle 4 del mattino siamo stati svegliati da gocce di pioggia. In un'ultima, esilarante battaglia contro le intemperie, mi sono ritrovato quasi nudo a cercare di fissare la copertura della tenda prima che fossimo tutti fradici. Tornato dentro, Freya e io abbiamo dovuto soffocare le nostre risate. Ira, come durante tutte le tempeste che avevamo dovuto affrontare durante il viaggio, dormiva profondamente.

Fare da genitore a una bambina durante un'escursione di 65 giorni non è stato facile, ma Ira si è adattata senza grossi problemi a questa estate da girovaghi. Fare il genitore non è mai un compito semplice, indipendemente dalle circostanze. Tanto vale farlo dedicandosi a qualcosa che si ama insieme ai propri figli.

Testo e foto di Josh Barnett

Josh Barnett is an avid thru-hiker, automotive engineer, and sometime adventure writer. As a family, Josh, Freya and Ira have thru-hiked nearly 1,000 miles on various adventures (and have even done a 37-mile trail in a single day, much to the distress of their feet and legs). Now living in their tiny cabin home in Cornwall, they’re currently awaiting a fourth member of their thru-hiking clan while planning further adventures both in the UK and further afield.

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